UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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lunedì 23 ottobre 2017

LA GIACCA DI MAO, CHIC E NON IMPEGNA. LA STORIA DI UNA ICONA.

In Cina è sparita. Neanche su Ebay le trovi, quelle vere, dico, quelle vintage anni ’60 e ’70. Eppure ne hanno prodotte miliardi, perché un miliardo di cinesi  ha indossato la giacca maoista (MAO SUIT), la zhongshan ZUHYANG ovvero, in cinese, la giacca di Sun Yat-sen (alla Sun). Fu, infatti, con l'instaurarsi della Repubblica Popolare che in Cina, presso l'Accademia militare di Whampoa, si cominciarono a utilizzare le giacche maoiste su imitazione delle giacche dei cadetti delle accademie militari di Prussia. Era infatti, una espressione occidentale, simbolo di progresso (vedi, a volte, gli scherzi del destino...), tanto che la giubba si trasformò nel vestito egemone nel periodo della Grande Rivoluzione Culturale.  




La giacca ha quattro tasche con copritasca a bottone e una fessura sul taschino superiore sinistro per la penna. I colori più comuni erano il blu e soprattutto il verde, ma ne esistevano anche in grigio e beige ed ebbe una certa diffusione anche in Europa e in Unione Sovietica durante gli anni '30.   
Sun Yat-sen, l’uomo che offrì alla Cina la sua prima rivoluzione e la sua prima repubblica (1911-12). L’intreccio fra il potere e le sue divise comincia nel 1923 quando Sun, intellettuale esposto all’Occidente, cassò giacca e cravatta. Poco pratici. Forse anche poco adatti a segnalare l’uomo nuovo e a declinare la teoria filosofica economica da seguire. L'annullamento nel bene comune. Colletto chiuso, aria austeramente militare, tasche capienti. A proclamare la Repubblica Popolare, il 1° ottobre 1949, Mao era vestito così e, in parallelo, a Taiwan il generalissimo Chiang Kai-shek.





Pechino, 1980.
Pechino, 1990. La giacca è ormai sparita.


Pechino, 2010.

sabato 21 ottobre 2017

BEATRICE WOSE SMITH. DIPINGERE E' FACILE. BASTA GUARDARSI INTORNO.

Beatrice Wose nasce a Syracuse nel 1908, capoluogo della contea di Onondaga nello Stato di New York figlia di un noto medico locale. Altre donne, prima di lei, hanno scelto la vita da artista e nel 1927 si iscrive ai corsi di pittura presso l'Università di Siracusa, dove conseguirà, prima donna, il prestigioso Premio Hiram Gee per la laurea post-laurea. 


Perde quindi la testa per il pittore George Luks, con il quale si trasferisce a New York City, vivendo vicini al gruppo The Eight, artisti americani chiamato anche la scuola Ashcan a causa del loro interesse per la “vitalità dell'ordinario”.
Ciò che le interessa sono gli aspetti della scena urbana, dai ritratti di strada, le vie, i ristoranti gli eventi sportivi. Le lezioni di Luks rimasero con lei per tutta la vita.
Nel 1932, Beatrice torna nella città natale, si sposa e diventa Wose-Smith, confermandosi una presenza di riferimento nel panorama artistico. Muore nel 1971.


George Luks

OUTIFIT & MASTERPIECES. UN PROGETTO FOTOGRAFICO.

Avere un progetto è semplice. Basta pensarlo. Così come dare vita a un progetto fotografico. Il difficile è perseguirlo con pazienza e tecnica. Questo è quello che ha fatto il fotografo francese Stefan Draschan che girando nei musei si è divertito a fissare assonanze e riferimenti tra i vestiti e le acconciature dei visitatori e le opere esposte. Ora che sapete come si fa un progetto, fatelo anche voi.








LA MOGLIE DI CHURCHILL. MAI PROVOCARLA. (il Caso Sutherland)

Nel 1954, all’artista Graham Vivian Sutherla (1903-1980) capostipite della i contemporanea di scuola britannica venne commissionato un ritratto del primo ministro inglese Winston Churchill. Il problema che Sutherland non era certo un artista di maniera, e dipingeva in base alla sua impressione personale e psicanalitica. Il compenso di mille ghinee fu finanziato da donazioni dei membri della Camera dei comuni e della Camera dei lord e fu presentato a Churchill durante una cerimonia pubblica alla Westminster Hall in occasione del suo ottantesimo compleanno, nonostante quest'ultimo lo avesse voluto evitare scrivendo direttamente all'artista.
Churchill detestava il ritratto, lo descrisse come "lurido" e "malevolo", forse voluto dai suoi nemici politici.  Le altre reazioni furono contrastanti; alcuni critici lo elogiarono per la somiglianza con il soggetto ritratto, ma altri lo bollarono come un obbrobrio.

 

Il dipinto fu portato nella sua casa di campagna a Chartwell, ma non fu esposto. A seguito della morte di Lady Churchill (Clementine Ogilvy Spencer) nel 1977, divenne chiaro che il dipinto era stato distrutto qualche mese dopo la consegna. rompendolo in pezzi e incenerendoli, per evitare di causare ulteriore dispiacere al marito. Lady Churchill distrusse anche precedenti ritratti che il marito non amava, compresi gli schizzi di Walter Sickert e Paul Maze.
L'artista e molti altri gridarono allo scandalo. Molti affermarono che ognuno dei propri ritratti può farne ciò che vuole.
Voi che pensate? :)

Graham Sutherland col suo ritratto di Winston Churchill, 1955




Graham Sutherland OM, 'Devastation, 1941: An East End Street' 1941

DARDEL. LA MORTE DEL DANDY.

      Le dandysme est une institution vague, aussi bizarre que le duel... Le dandysme, qui est une institution en dehors des lois, a des lois rigoureuses auxquelles sont strictement soumis tous ses sujets, quelles que soient d’ailleurs la fougue et l’indépendance de leurcaractère. 

Nils Dardel (1888-1943) era un dandy, ne era cosciente, ne era fiero e provò addirittura a rappresentare/evocare la sua fine, come fanno tutti da ragazzi, che immagini parenti amici piangenti, nel quadro considerato il suo capolavoro: Il dandy morente del 1918 (Den döende dandyn). 
Una scena dai colori accesi nella quale elementi autobiografici e quasi caricaturali, che si divertono a giocare con la sua pubblica "froceria" per ribadire la propria libertà identitaria, vengono trasfigurati in una composizione ispirata all’iconografia religiosa del Cristo morente circondato da figure piangenti. Una sorta di epifania Gay che lo renderà, in seguito, una delle icone della comunità svedese.        



Nato in un piccolo paese della contea svedese di Södermanland, studia arte a Stoccolma e come tanti suoi coetanei, ad appena 22 anni raggiunge la Francia. Insieme a un gruppo di artisti scandinavi frequenta le lezioni di Matisse nel villaggio rurale di Senlis, ma non rimane nella comunità nordica. Matisse non lo convince. Va a Parigi e guarda al di là, avvicinandosi alla cultura post-impressionista, al puntinismo.Era interessato alla espressione naive di Rousseau le Douanier e all'arte orientale, principalmente persiana.Durante un soggiorno in Giappone dal 1917 al 1918, fu influenzato dallo stile lineare e dai colori chiari della xilografia giapponese e approdare al cubismo. Quindi a una particolare forma di espressionismo narcisistico che diventerà la sua forma espressiva.
Ama infatti anche accedere ai salotti buoni, ama vestirsi bene, assumere atteggiamenti caricati. Stringe un rapporto intimo e tempestoso con Wilhelm Udhe, art dealer di Picasso e sostenitore di Henri Rousseau, e viaggia con lui a lungo in Russia, in Giappone e in Spagna, diventando veramente cittadino del mondo.  Dardel raggiunge la fama e rimarrà a Parigi nei decenni successivi, dove frequenta i circoli artistici, conduce un’intensa vita mondana, noto per la libertà con cui esprime la propria bisessualità. Come pittore produce opere spesso disomogenee ed egocentriche, che appaiono a volte banali o banalizzanti (dite la vostra), utilizzando uno stile naif che nasconde e giustifica anche i suoi evidenti limiti di disegnatore. Ma le sue opere, sono personali e sempre riconoscibili, e comunicano e affascinano al di là del risultato esteriore. Negli anni quaranta alcune istituzioni artistiche svedesi organizzarono alcune retrospettive del suo lavoro; ciò fu la sua conquista popolare finale nel suo paese natale. 
La pittura di Dardel rimase favolosa, una miscela di sogni e realtà, in cui lui  è il protagonista nelle sue fantasie ironiche. Un richiamo al bizzarro che diminuisce nell'ultima produzione di Dardel caratterizzata da ritratti femminili eleganti e di ritratti realistici del Nord Africa, della Sicilia e del Messico. 
Von Dardel morirà a New York per un attacco di cuore il 25 maggio 1943 a 54 anni, liberandolo dal vedere allo specchio un dandy vecchio.   

Interessante su questo tema l'articolo di
Massimiliano Mocchia di Coggiola, che ha mi fatto nascere la curiosità di approfondire il tema.
 

 
autoritratto



Opera venudta a 445,250 GBP 










venerdì 20 ottobre 2017

DADAGLOBE. IL PRIMO PROGETTO SOCIAL.

"Dadaglobe" è il nome del progetto che nel 1921 era stato concepito da Tristan Tzara e che era stato finanziato da Francis Picabia. 
I due artisti spedirono 50 lettere ai loro amici o possibili referenti sparsi in 10 nazioni, scelti tramite passaparola o come "influencer". Personaggi con seguito e che ritenevano sensibili alla loro crociata dell’anti-arte: Aragon, Breton, Cocteau, a Marcel e Suzanne Duchamp, a Max Ernst, Man Ray, Brancusi, George Grosz, Heartfield, Schwitters, Van Doesburg, Stella
Chiesero a tutti loro di inviare una foto «riconoscibile, ma anche trattata», ma anche frasi, parole, poesie, frasi. Con un obiettivo ambizioso: dare vita a una sorta di antologia visiva del Dadaismo. 
Per varie ragioni, in primo luogo quella economica, il progetto non si è mai realizzato, anche se furono molti quelli che risposero alla provovazione. Nel 2016 l MOMA di New York è riuscita a riunire oltre 100 lavori dalla mitica (forse mitologica) Dada Anthology, ricostruendo il Dadaglobe presso la Paul J. Sachs Prints and Illustrated Books Galleries. Ecco alcune immagini, pazzesche.

 
Francis Picabia. Tableau Rastadada. 1920

 


Raoul Hausmann: P, ca 1920-1921

 

Erwin Blumenfeld: Bloomfield, President-Dada-Chaplinist, 1921.




Hannah Höch: Bedrohung auf der grünen Wiese, c. 1920. Kunsthaus Züric

Johannes Baader. The Author of the Book “Fourteen Letters of Christ”


Portrait of Sophie Taeuber with her Dada Head. 1920.



LOST AND (NOT) FOUND. Le opere d’arte sparite.

Le opere d’arte si creano, spesso si perdono, si distruggono, vengono distrutte. Soprattutto quelle di poco valore. Ma tante, veramente tante sono quelle andate disperse. In alcuni casi per sempre. A volte, anche per mano dei loro stessi autori, come Bacon che distrusse decine di suoi dipinti, o Pollock.
Sparivano nel nulla, e succede ancora, quando gli artisti sono giovani, quando le opere non erano firmate, quando scoppiavano guerre o saccheggi. Durante il crollo delle Twin Towers andarono dispersi centinaia di quadri.
Succede poi quando muoiono i proprietari delle opere che non avendo lasciato indicazioni o schede, vengono disperse, a volte rifirmate, o attribuite ad altri. Lo stesso Van Gogh descrive nelle sue lettere al fratello opere mai più ritrovate, forse appese in qualche trattoria, forse ritoccate.

Anche mio padre, pittore, partito per la guerra, quando tornò a Roma, scoprì con sgomento che quasi tutte le sue opere, lasciate in un deposito, erano state gettate o disperse come spazzatura. Qualche volta ritornano, scoperte in un mercatino. Tante sono ancora in qualche soffitta, come centinaia di opere disperse e mai più ritrovare dell’arte degenerata, raccolte nella mostra Entertete Kunst e le migliaia, rubate, depredate o distrutte duranti gli anni convulsi della seconda guerra mondiale. Questi alcuni oggetti del desiderio. Io ve li segnalo:

 U. Boccioni, testa+casa+luce, 1911-12. Opera perduta.

 
Otto Dix, 'War Cripples,' esposto alla mostra dell'arte degenerata, forse distrutto

 
Joan Miró nel 1937 per il padiglione della Repubblica spagnola alla Mostra Internazionale di Parigi. Il grande murale (una delle sue opere più grandi con la sua altezza di 18 metri x 5,5 metri di larghezza) è stato perduto o forse distrutto nel 1938.


En Canot (In Canoa), un dipinto cubista di Jean Metzinger, 1913. Fu esibito a Parigi e Praga prima che fosse stato ospitato nella Galerie Der Sturm e dopo la Nationalgalerie di Berlino prima di essere persa nel 1938.

 
Schubert al pianoforte, da Gustav Klimt nel 1899, distrutto con altre tredici opere di Klmit nel 1945 quando durante il ritiro i nazisti diedero fuoco a Schloss Immendorf, o forse portarono via le tele.


Klosterruine im Schnee (Monastero sepolto sotto la neve) di Caspar David Friedrich, 1818, scomparso nel 1945

 
Gerald Murphy. I quadri della sua esposizione Boatdeck, al Salon des Indépendants, Grand Palais, Paris, 1924. La grande tela della nave, e molte altre sono sparite nel nulla. Una situazione che è presente per quasi tutti gli autori del '900. La domanda come a fa a sparire una tela di 4 metri e mezzo d'altezza?

 
Mostra della Rivoluzione fascista, la più importante mostra mai organizzata in Italia, per celebrare il fascismo, sotto la direzione di Mario Sironi e altri grandi artisti.
Sparite tutte le straordinarie scenografie e sculture realizzate dagi artisti.



Balletto triadico di Oscar Schlemmer alla Bauhaus. I costumi, conservati, vennero persi durante la guerra.


19 dicembre1915 la storia Petrograd, Russia. che con Malevic lancia il suprematismo.
Metà delle opere esposte sono andate disperse. 

 
Paul Klee, opera confiscata dai nazisti nel 1938 e sparita nel nulla
 
Egon Schiele, sparito in Germania nel 1938


Il ritratto del primo soldato aborigeno australiano, ripreso dal pittore tedesco Thomas Baumgartner in 1917 at a PoW camp at Wunsdorf, south of Berlin e perso.
Di grande valore storico per l'Australia.





Sandro Botticcelli, ritratto di uomo, rubato dall'esercito tedesco in fuga da Villa San Paolo di Belsito a Napoli nel 1943
 

Ernst Ludwig Kirchner, sparito dall'appartamento di un collezionista fuggito prima della guerra nel 1935 per sfuggire alle persecuzioni


Hans Memling,   rubato dall'esercito tedesco in fuga a Pioppi


 "Leda e il cigno" opera del 1530 di Michelangelo, il quale l'aveva donata al suo studente   Antonio Mini che la aveva portata in Francia dove se ne persero le tracce. Quella che vedete è una copia di Rosso Fiorentino.



VESTITO DA PROFUMO 1925
Romain de Tirtoff detto Ertè 1892-1990.
costume per Bright Lights è film muto del 1925 diretto da Robert Z. Leonard.Non si conoscono copie ancora esistenti della pellicola che viene considerata presumibilmente perduta.



Gustave Courbet’s “The Stone Breakers”


Painted in 1849, this classic example of social realism was hailed for its unsentimental depiction of poor laborers, one young and one old, removing rocks from a roadside. Inspired by a chance meeting with two downtrodden workers, Courbet deliberately broke with convention by capturing the men in gritty detail, from their straining muscles to their tattered and dirty clothing. While it helped launch Courbet’s art career, “The Stone Breakers” was ultimately doomed to become one of the many cultural casualties of World War II. In 1945, the painting was destroyed during an Allied bombing near the city of Dresden, Germany.


Willem de Kooning’s Woman — Ochre rubato.

The famous one of Paul Hogan leaving the Tate with the stolen artwork, Summer's Day

Pablo Picasso, 1901 ritrovato in tempi recenti, e del quale non se ne conosceva l’esistenza.


E ORA, ASCOLTATE UN CONSIGLIO. SCRIVETE DIETRO ALLE OPERE NON FIRMATE, CHI E' L'AUTORE. PERCHE' DIVENTERETE POLVERE ED E UN PECCATO CHE LO SIANO ANCHE LE OPERE CHE LASCERETE.