UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 25 ottobre 2012

ARMANDO BRASINI. IL FOLLE ARCHITETTO DEL ‘900 CHE ARCHITETTO NON FU MAI.


Non so perché, ma i grandi architetti italiani hanno sempre avuto una vena di follia. Non tutti per la verità, ma da Borromini in poi, genio e sregolatezza sono spesso andati a braccetto quando ci si trovava a stringere in mano un compasso. 

 
E se devo pensare al novecento, sono tre i nomi che mi vengono alla mente: Tommaso Buzzi, Gino Coppedè, Adolfo Coppedè e Armando Brasini. Non a caso esponenti dello stile eclettico, una sorta di pre-post modernismo, che si divertiva a citare e a miscelare tra loro stili di epoche diverse, dal rinascimento al medioevo, dall’antica Roma al rococò.


E in questo scenario stilistico che s’inserisce Armando Brasini, progettista megalomane, che avrebbe voluto (e in parte lo è stato) essere per Mussolini quello che Albert Speer sarebbe stato per Hitler. Tanto da immaginare uno straordinario, ma farneticante riassetto del centro storico della Città Eterna. Che prevedeva, nel 1925, di abbattere tutti gli edifici per creare scorci e assi prospettici, lasciando in piedi solo il Pantheon, le colonne di Piazza di Pietra, la colonna Antonina di Piazza Colonna e l’obelisco di Montecitorio.
Un progetto che prima affascinò il Duce, e che poi, fortunatamente, fu abbandonato perché non più confacente alla concezione dell'architettura “fassista”, ora chiamata a una nuova fase, tesa non più alla celebrazione del regime, ma a "una funzione attiva nel processo educativo delle masse".
Una visione urbanistica che nasceva da uno dei più famosi e celebrati “architetti” italiani del tempo, che in realtà architetto non lo era mai stato, avendo frequentato per problemi economici, solo l'Istituto di Belle Arti di Roma. 
 
sistemazione Piazza del Pantheon

torre dantesca a Roma

Rimodellamento del centro di Roma su principi teatrali con imponenti abbatimenti (1925-26)  

Di modesta famiglia, Brasini nasce infatti nel 1879 a Tor di Nona (all’epoca quartiere malfamato della città, da fucina di architetti oggi divenuto "fucina di attichetti").
Dopo studi disordinati, ottiene, giovanissimo, incarichi di decorazioni a stucco per le chiese di S. Teresa, di S. Camillo e di S. Maria dei Miracoli, per la villa Anziani e per l'albergo Excelsior, vincendo due medaglie d'oro all'Esposizione di arti decorative di Torino del 1900.
Durante il servizio militare trova, però, a Taranto, la sua folgorazione sulla via di Damasco e la prima occasione di dedicarsi all'architettura. Nascono così la Scuola dell'Aviazione, monumenti agli aviatori caduti, sino a ottenere, nel 1909, l'incarico prestigioso di progettare la recinzione e l'ingresso del Giardino Zoologico di Roma


Lo studio per il già nominato “stile teatrale della città di Roma” gli favorisce la simpatia di Mussolini che gli affida alcuni lavori nelle colonie: Tripoli (Palazzo della Cassa di Risparmio, Lungomare Volpi, Monumento ai Caduti e alla Vittoria), ma anche il piano regolatore del quartiere Flaminio a Roma.
Nel 1929 c’è la consacrazione. Viene nominato Accademico d'Italia e realizza opere che i romani conoscono molto bene, come la chiesa del "Sacro Cuore Immacolato di Maria" a Piazza Euclide, "Villa Manzoni" sulla via Cassia, il Ponte Flaminio, il villino per il tenore Beniamino Gigli ai Parioli, l’incombente Palazzo dell'INAIL in via IV novembre a Roma.




Fra tutti, due sono i suoi capolavori. Il monumentale complesso del Buon Pastore in via di Bravetta, completamente immerso nella Riserva naturale della Valle dei Casali e Villa Brasini sulla Flaminia.


Buon Pastore

Il complesso del Buon Pastore, costato ben 25 milioni di lire dell’epoca, nato per ospitare la casa provinciale della congregazione delle Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore di Augiere, diventerà in seguito ospedale e sanatorio militare, scuola. Oggi, totalmente da recuperare nascosto alla vista da un orrendo residence occupato da 20 anni. (Sindaco, vogliamo fare qualcosa?). Per il progetto Brasini prese a modello molti stili architettonici, nel tentativo di creare un nuovo stile unico di sicuro impatto e meraviglia. Infatti l’aspetto del fronte principale del Buon Pastore si ispira liberamente alla gigantesca nicchia del cortile del Belvedere in Vaticano (opera del Bramante), mentre la cupola della chiesa al centro del maestoso complesso replica lo stile barocco della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza (opera del Borromini)
Villa Brasini

Una delle sue realizzazioni più eccentriche è, infine, la cosiddetta "Villa Brasini" sulla via Flaminia, nota anche come "castellaccio", per lo stile fortemente eclettico, che comprende in realtà due architetture: la Villa Flaminia verso la via Cassia e la successiva Villa Augusta (intitolata alla moglie) il cui ingresso è rivolto invece verso Ponte Milvio. Oggi divenuto uno dei condomini per vip più esclusivo della città.

Brasini non ancora soddisfatto. Vorrebbe lasciare il segno, nel tempo, e pensa alla E42. Ma gli edifici che progetta, dopo la guerra, saranno abbattuti e su di lui, “architetto fascista” , cala il silenzio.
Peccato. Perché è stato un personaggio diverso da qualsiasi altro, straordinario anche nella fase di progettazione delle sue opere e di disegno (chine tetre, bituminose, di stampo seicentesco, irreali nell’inserimento di bolidi a motore). Un materiale mai presentato nel suo insieme, che ci piacerebbe veramente tanto rivedere in una grande mostra antologica.

Morirà nel 1965, completamente emarginato.

Disegno a china, anni '20/'30 - progetto non identificato


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