UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


Seguiteci anche ogni mese su ARTeDOSSIER
https://www.facebook.com/museoimmaginario.museoimmaginario

https://www.facebook.com/Il-Museo-Immaginario-di-Allfredo-Accatino-487467594604391/




lunedì 16 agosto 2010

GIGOTTI, PITTORE ITALIANO.


Ci sono artisti che in vita sono importanti, ricevono commesse, premi, riconoscimenti.
Poi, il mondo cambia e loro non sanno (forse) più comprenderlo e interpretarlo. Cadono quindi nel dimenticatoio. 
Poi l'opera attenta di studiosi e famiglia, li porta a riscoprire e ad apprezzare per quello che sono. Artisti Moderni (come rivela il segno del disegno china qui allegato). 
Classici per la complessità dell'opera e per il taglio misurato e "italiano" della composizione, per una carriera alla quale forse è mancato il respiro europe ed internazionale.

E' questo il caso di Lorenzo Gigotti (Roma, 1908-1994), allievo di Ferruccio Ferrazzi all’Accademia di Belle Arti di Roma, che fa il suo esordio nei primi anni ’30 nel segno di un raffinato parallelismo con la Scuola Romana, mentre, in seguito, la sua pittura si segnala per l’assoluto verismo della composizione e per l’impasto materico che ricorda la pennellata di Mario Mafai. 
Subito apprezzato dalla critica, è presente a tutte le Sindacali e alle Quadriennali di Roma dagli anni ‘30 alla fine degli anni ’60. Nel ’44, su invito di Severini, aderisce al Comitato Promotore della LAAF. Nel 1948 espone alla XXIV Biennale di Venezia. La ricerca artistica di Gigotti è  improntata ad una grande capacità evocativa che pone in primo piano soprattutto l’uso del disegno e la sperimentazione segnica del colore che lo porterà alla scelta aniconica a partire dagli anni ‘60. 

Legato all’ambiente culturale romano, Gigotti ebbe sempre un notevole riscontro critico, grazie soprattutto Senato della Repubblica alle recensioni e ai saggi di Cipriano Efisio Oppo, Libero De Libero, sempre molto attento all’evoluzione dell’opera di Gigotti, Fortunato Bellonzi, Virgilio Guzzi, Francesco Arcangeli, Ennio Francia, ecc. Importante anche l’attività dell’artista nel campo della vetrata, dell’affresco e del mosaico: Chiesa di S. Eugenio a Roma (1951); Cattedrale di San Paolo del Brasile (1952); Chiesa di S. Gottardo in Corte a Milano (1956); CTO di Firenze e di Padova; Sala dei Congressi del C.T.O. della Garbatella a Roma,  e tante altre.
Ricordiamo anche la grande impresa per la Chiesa di San Giovanni Bosco a Roma, per la quale aveva già realizzato, nel 1958, la pala con Sant’Anna. 
Le vetrate del tamburo della cupola grande, portate a compimento nel 1963, rappresentano un ciclo impegnativo e complesso dal punto di vista della realizzazione e dell’iconografia. 

Per quanto riguarda l’attività didattica, oltre all’insegnamento presso la romana Accademia di Belle Arti, nel 1974 l’artista è incaricato di dirigere la “Scuola libera del nudo” presso la stessa Accademia. Gigotti è presente, nel tempo, a tutte le maggiori rassegne d’arte – Premio Marzotto, Premio Modena, Premio Michetti, Premio Villa S. Giovanni, ecc. – dove ottiene prestigiosi riconoscimenti. 


Nessun commento:

Posta un commento